Il panorama fiscale internazionale continua a evolversi, offrendo nuove opportunità ma anche sfide complesse per le aziende che operano nei mercati transfrontalieri. Una delle questioni più rilevanti per le imprese italiane con interessi in Francia, e viceversa, riguarda il trattamento fiscale dei dividendi distribuiti tra società madri e figlie situate nei due Paesi. La recente giurisprudenza di legittimità ha infatti chiarito definitivamente i rapporti tra la normativa europea e quella convenzionale bilaterale, aprendo scenari di particolare interesse per l’ottimizzazione fiscale delle strutture societarie internazionali.
La Corte di Cassazione italiana, con una serie di pronunce consolidate nel corso del 2023 e 2024, ha stabilito un principio di fondamentale importanza: il credito d’imposta previsto dall’art. 10, comma 4, lett. b) della Convenzione Italia-Francia contro le doppie imposizioni non è escluso dal riconoscimento dell’esenzione dalla ritenuta prevista dalla Direttiva madre-figlia. Questa evoluzione interpretativa rappresenta un cambio di paradigma rispetto agli orientamenti precedenti, che vedevano i due meccanismi come alternativi e incompatibili. La Suprema Corte ha infatti chiarito che l’esenzione dalla ritenuta non elimina necessariamente il rischio di doppia imposizione economica né di violazione del principio di neutralità fiscale, consentendo quindi la coesistenza dei due benefici fiscali.
Il nuovo orientamento giurisprudenziale si basa su una valutazione sostanziale piuttosto che formale del fenomeno impositivo. Per il riconoscimento del diritto al credito d’imposta è sufficiente che la società madre abbia inserito il dividendo nel reddito assoggettato ad imposta nel proprio Stato di residenza, restando irrilevante la circostanza che sui dividendi sia stata o meno effettivamente pagata l’imposta. Questo approccio pragmatico elimina le precedenti incertezze interpretative e offre alle aziende una maggiore prevedibilità nella pianificazione fiscale delle operazioni transfrontaliere. La verifica dell’eliminazione effettiva del rischio di doppia imposizione deve essere compiuta mediante l’accertamento che il dividendo distribuito dalla società figlia italiana sia compreso nel complesso dei redditi imponibili dello Stato estero, senza che rilevi l’aliquota concretamente applicabile.
Dal punto di vista operativo, questa evoluzione normativa comporta significative implicazioni per le strategie di compliance aziendale. Le società italiane controllate da gruppi francesi, così come le holding italiane con partecipazioni in Francia, devono ora riconsiderare le proprie procedure di gestione dei flussi dividendali. Il beneficiario può scegliere alternativamente tra il regime previsto dalla Direttiva “Madre-Figlia” e quello stabilito dalla Convenzione contro le doppie imposizioni italo-francese, senza che tale scelta sia irrevocabile. Questa flessibilità operativa consente alle aziende di ottimizzare il carico fiscale complessivo in funzione delle specifiche circostanze economiche e finanziarie di ciascuna operazione, richiedendo tuttavia una pianificazione accurata e una documentazione puntuale delle scelte effettuate.
La portata pratica di questi principi si estende ben oltre la mera gestione dei dividendi, influenzando l’intera architettura delle operazioni societarie transfrontaliere. Le aziende devono infatti considerare che la disciplina delle imprese estere controllate e gli accordi preventivi per le imprese con attività internazionale offrono strumenti complementari per la gestione della compliance fiscale internazionale. L’integrazione di questi meccanismi con le nuove opportunità offerte dalla giurisprudenza sui dividendi transfrontalieri richiede una visione strategica complessiva che tenga conto non solo degli aspetti tributari, ma anche di quelli societari e di governance. Le imprese che sapranno cogliere queste opportunità, implementando sistemi di controllo e procedure adeguate, potranno beneficiare di significativi vantaggi competitivi nel mercato europeo, sempre nel rispetto dei principi di trasparenza e correttezza fiscale che caratterizzano l’evoluzione del diritto tributario internazionale.